GIORGIO BASSANI-questione ambientale e questione morale-

GIORGIO BASSANI-questione ambientale e questione morale-

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La verità è che la civiltà industriale e tecnologica non va rifiutata, bensì corretta, piegata, dominata. Capace, come è, di fornire surrogati di tutto, o quasi tutto, perché non le chiediamo di riscattarci dall’abiezione della più grossa delle nostre contraddizioni, l’organizzato assassinio degli animali?”
Giorgio Bassani

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Non sono molti gli scrittori italiani che hanno impugnato la penna per combattere una battaglia civile. Giorgio Bassani lo ha fatto, e per decenni, a favore di «Italia Nostra», associazione cui diede vita nel 1955, insieme a Elena Croce, Luigi Magnani e altri, e di cui fu presidente per venticinque anni.

Siamo a soli quattro anni dalla costituzione della CECA, lo storico accordo tra i paesi fondatori dell’Unione Europea per promuovere il commercio di carbone e acciaio, materie prime indispensabili alla ricostruzione. Dunque in sostanziale controtendenza rispetto alle scelte di politica economica nazionale e internazionale.

E siamo ben in anticipo rispetto a partiti e associazioni, come i Verdi, il WWF o Legambiente, che vedranno la nascita solo successivamente.

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Quando firma l’atto costitutivo di «Italia nostra», Bassani non ha ancora quarant’anni:  è stato redattore capo di «Botteghe oscure», il periodico di letteratura internazionale fondato da Marguerite Caetani, con la quale ha intrattenuto un carteggio edito qualche anno fa; ha pubblicato alcuni libri, fra cui La passeggiata prima di cena, nucleo iniziale delle future Cinque storie ferraresi, ma giacciono ancora sulle ginocchia di Zeus le opere con cui avrebbe raggiunto la notorietà, ossia Il giardino dei Finzi-ContiniGli occhiali d’oroL’airone e gli altri, poi confluiti nel ciclo «Il romanzo di Ferrara».

Viene pubblicato di recente Italia da salvare Gli anni della Presidenza di Italia Nostra (1965-1980) (presentazione di Oreste Rutigliano, premessa di Paola Bassani, per le cure di Dafne Cola e Cristiano Spila, curatore quest’ultimo di una precedente edizione che recava come sottotitolo «Scritti civili e battaglie ambientali» e rispetto alla quale il volume attuale offre una selezione ben più nutrita.

Gli scritti qui ricompresi si aprono con un intervento al Consiglio comunale di Ferrara, dal titolo In difesa di Ferrara, 1962, mentre l’ultimo è un discorso intitolato I trent’anni di Italia Nostra, pubblicato sul «Bollettino di Italia nostra» nell’86. I due scritti destinati per cronologia a occupare posizioni polari sono in profonda sintonia tra di loro e consentono di mettere bene a fuoco le coordinate di riferimento che hanno segnato la rotta di Bassani nella sua attività, tanto di scrittore tout court che di ambientalista. Si tratta di due principi. Il primo è il concetto di difesa attiva ed è incentrato sul presente come campo d’azione e come momento decisivo per le sorti delle singole specificità con richiamo al senso di responsabilità degli individui; l’altro è un’idea che ha a che fare con il concetto di tempo come conquista consapevole della dimensione collettiva, una dimensione che recupera, oltre all’età attuale, la viva profondità delle origini e l’impegno per la costruzione del futuro.

Sono principî che vengono esplicitamente messi in relazione con quelli della Resistenza, cui lo scrittore dichiara di voler restare fedele. Ne consegue naturalmente una disposizione alla vigilanza per la salvaguardia dell’interesse comune, comunque prevalente su quello del singolo, ma anche alla esposizione in prima persona in azioni che mirano a intervenire su un ‘ordine’ costituito su presupposti non condivisi.

Italia da salvare raccoglie discorsi, articoli e lettere ai ministri, ai soprintendenti, a direttori di giornali. L’Italia del 1955 è «all’inizio del boom industriale», una svolta epocale per un paese che usciva devastato dalla guerra e che si avviava verso una modernizzazione, in cui già Bassani e gli altri dell’associazione intravedono un consistente pericolo, che questo comporti la trasformazione dell’Italia in «un paese di oggetti, di consumatori e basta», come scrive in Scuola e ambiente (’75) rivolto agli insegnanti delegati di «Italia Nostra» nella scuola. Un discorso di rilevante efficacia argomentativa, nel quale tra l’altro afferma:

«Noi avevamo chiaro che se non avessimo in qualche modo agito per tempo, se non ci fossimo opposti a quello che stava attuando e che si preparava, avremmo molto rapidamente perduto un bene fondamentale che è proprio il nostro patrimonio artistico e culturale: il nostro così detto ambiente».

Il volume Feltrinelli costituisce dunque un prezioso quanto drammatico tracciato di quello che avvenne in quegli anni del secondo dopoguerra e nei decenni a seguire sotto gli occhi degli italiani e dei politici che li governavano, occhi di volta in volta distratti, indifferenti, neghittosi o del tutto complici. Si tratta di battaglie di proporzioni ciclopiche, ingaggiate tra chi denunciava con forza gli scempi e chi rispondeva con marmorea indifferenza a quegli allarmi.

E infatti il vituperio è rivolto, più che ai responsabili delle devastazioni dell’ambiente, ai funzionari e alle autorità politiche che subendo senza reagire un sistematico processo di usurpazione – perpetrato alla luce del sole – lo avallano e ne garantiscono di fatto l’impunità. Quelli di Bassani sono appelli circostanziati, messi nero su bianco i nomi di quei politici che lo ascoltano con educati cenni di assenso all’approssimarsi delle scadenze elettorali, gli rivolgono cortesi sorrisi e vaghe promesse, che restano parole prive di ogni riscontro effettivo. Lo stato italiano, «sempre più   languente, sempre più fannullone e inesistente», risulta del tutto incapace di tenere testa agli appetiti dei singoli e dei potenti, con rarissime eccezioni.
All’avanzata delle autostrade (e dei ponti autostradali), dei metanodotti, delle lottizzazioni, degli assalti alle coste, dei furti di beni artistici, Bassani oppone una  nuova religione tutta laica, la salvaguardia ambientale delle sue radici in prospettiva storicistica.

In lui,  la questione ambientale è, anzitutto, una questione morale. Dunque, pratica», una continuazione della lotta antifascista, che si esplica essenzialmente nell’esercizio di una ferma opposizione alla cancellazione della memoria. Non c’è vagheggiamento nostalgico o senso puramente estetico, ad esempio, nella difesa dei centri storici: deturparli  significa che quelle comunità perdono il contatto con le origini, quali che siano, ciascuna le proprie. Discorsi di assoluta attualità anche oggi.

Colpisce la forza e la determinazione con cui Bassani torna a battersi ogni volta, a dispetto dell’evidente sproporzione di forze. E tuttavia ciò non stupisce. L’autore del Giardino dei Finzi-Contini e de Gli occhiali d’oro conosceva bene l’importanza decisiva del coraggio e della capacità di resistere e di insistere a fronte di un nemico preponderante per forza e mezzi.

   Credits: Graziella Pulce